Principi azzurri, princìpi e ascelle colorate.

Tremate, tremate, le femministe son tornate. Più colorate e pelose che mai.

Le avete viste?

Certamente saranno comparse anche sui vostri salotti social numerose immagini di donne dall’ascella vispa e ipertricotica, colorata come solo un Mini Pony saprebbe osare e spumeggiante come le bombolette delle stelle filanti di Carnevale. Solo che, ahimè, ahinoi, non si tratta di un eccentrico travestimento carnevalesco.

Facciamo il punto della situazione.

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Viola, e la sua storia lenta.

Quella di Viola è una storia lenta. Tiranna come l’acqua che sin dalle origini dell’universo plasma ogni cosa. Atavica. Ancestrale.

Quella di Viola è una storia silente. Una storia sì, lenta. Una storia che nasce lontano e muore vicino.

Viola nasce in tutto il mondo, nasce dove c’è cultura ma anche dove non ce n’è. Nasce dove il sangue bolle ma anche dove, il sangue, è troppo freddo per sentirlo scorrere. Nasce dove la gente è povera, ma anche dove la gente è così ricca che cerca motivi per sentirsi povera.

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C’era una volta Bridget Jones.

Cara Bridget,

Non è la prima volta che ti scrivo, anche se non lo sai.

Ti ho scritto la prima lettera in un romanzo chick lit che ho iniziato a scrivere almeno tre anni fa e sul quale mi sono impantanata proprio mentre (nella storia) volavo a Londra per venirti a cercare. Sono una da punti riferimento decisamente comuni, ma ben fissi e definiti: tu, Jo March, Carrie Bradshaw, Margherita Dolcevita. Tutte donne, tutte di fantasia, tutte sognatrici, tutte imperfette, tutte con storie da raccontare, nel bene e nel male.

Nel mare.

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L’alfabeto delle cose belle.

Chi l’ha detto che non sei bella?

Beh sì, certe giornate iniziano male, figuriamoci ad arrivare a sera. Maga Magò risulterebbe appetibile ai più e conturbante persino mentre si sistema i calzettoni sopra il pigiama, che non si sa mai arrivi un’alba del giorno dopo.

Ma chi lo dice che non sei bella?

Io dico che lo sei. Sì, lo sappiamo, ci sono gnocche oggettivamente gnocche e vagine pluripremiate da madre natura che la metà poteva bastare eccheccazzo, ma tu sei bella. Noi siamo belle. E se lo hai dimenticato, ripassiamo insieme l’alfabeto e beviamoci uno spritz.

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