Perché nessuno in spiaggia guarderà la tua cellulite.

cellulite donne

C’è qualcosa nel DNA femminile che ci porta a sentirci inadeguate per e in qualsiasi cosa.

Inadeguate come femmine, come donne, come figlie, madri, amiche, compagne, lavoratrici, colleghe. Tra le mille incertezze che nell’arco di una vita si accumulano sul nostro groppone, una delle poche certezze è quella di essere le prime a boicottarci.

Io per prima mi sento inadeguata in molte delle cose che faccio, che sono o che rappresento. Mi capita spesso anche lavorativamente. Eppure, cazzo, sono brava. Non sarò la blogger, la copy, la consulente o l’autrice migliore o più in voga, ma sono certamente brava e creativa, soprattutto empatica e comprensiva e nonostante i 3479 difetti tendo a tirare fuori da chi si affida a me il meglio di ciò che gli bolle dentro. Non credo che lo facciano tutti. Io lo faccio, non sono invidiosa delle cose belle altrui.

Vabbè, non è una seduta di psicanalisi.

Da settimane leggo sui social commenti su quella gnocca imperiale di Irina Shayk che ha invaso case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale con il suo sempre imperiale corpo accolto e coccolato da un completino di Intimissimi. Leggo continuamente di ansie per la prova costume, di gastriti per accumuli adiposi localizzati come gli ex che si instagrammano in giro con le nuove fiamme – che non s’appicciano mai, mortacci loro – , di crisi mistiche per mollezze varie e di infarti miocardici acuti perché mannaggialloro le tette, su, proprio non ci vogliono stare.

Mo, non voglio fare quella che chi se ne frega, sballonzolante è bello, sano e inciccioniamoci tutte. No, non è così. Un corpo deve essere sano prima ancora che esteticamente bello, ma… C’è un ma grande quanto le mie chiappe poggiate sulla sedia dalla quale sto scrivendo.

Ma davvero vogliamo passare la vita a rovinarci una giornata in spiaggia? Davvero vogliamo privarci della gioia di un rapporto per l’ansia da prestazione tette culo baby one two three? Davvero vogliamo passare la vita a piangere sulla cellulite che tanto le lacrime non la scioglieranno mai?

Di quanti momenti, dall’adolescenza in poi, ci siamo private perché ci sentivamo inadeguate? A quante uscite abbiamo rinunciato perché non ci stava bene un abito e bastava solo indossare qualcosa che invece ci valorizzasse? A quanti pranzi o cene abbiamo detto no perché poi ci saremmo sentite in colpa per uno strappo alla dieta?

A quante ossessioni abbiamo ceduto il braccio invece che donarlo a persone o momenti che invece ci avrebbero reso felici?

Siamo fissate. Ossessionate dal fatto che tutti ci guardino, che tutti passino il tempo a contare i chili che abbiamo di troppo, che disegnino carte geografiche coi nostri capillari e che traccino sentieri sulle nostre smagliature.

Ma sapete che c’è?

Che, in fondo, non ci guarda nessuno. Che per gli uomini non sono fondamentali le nostre imperfezioni fisiche, che la gente in spiaggia non passa il tempo a mappare i culi più brutti del west, che al di là di una battuta a volte anche cattiva a nessuno interessa davvero se siamo più o meno in forma, che non esiste una classifica di oggettiva bruttezza che aspetta di piazzarci sul podio. Il body shaming, quando si presenta, è una delle paure che si sfoga nella maniera peggiore.

La verità è che siamo tutti, uomini e donne, presi dalle nostre insicurezze per avere cura di quelle degli altri. La verità, forse, è che siamo tutti talmente terrorizzati da noi stessi per guardare le paure negli occhi degli altri. La verità è che ci massacriamo.

La nostra cellulite in spiaggia non la guarderà nessuno perché saremo tutti troppo impegnati ad alimentare le nostre fobie.

Che vita di merda.

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4 commenti

  1. Sante parole.
    Quando da mortificare me stessa, in jeans d’estate, sono passata tre anni a mortificare mio figlio senza mare ho capito che dovevo cambiare qualcosa.
    Se non ti piaccio non guardare, che intanto io mi godo la vita.

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