Sono diventata donna senza essere mai stata bambina.

michael blog

Li chiamano tranvoni, femminielli, anche busoni.

Li hanno prima chiamati ricchioni, froci, anche busoni.

Li chiamano spesso senza guardarli negli occhi ma ammiccando a un bel paio di chiappe. La realtà è però ben diversa da questo modo molto poco umano di affrontare la transessualità e oggi, 8 marzo, Festa della donna, ho scelto di raccontarvi la storia di Michael Prospato, ventisettenne scaleota che due anni fa ha scelto di essere felice.

Qualche anno fa.
Qualche anno fa.

Si può essere felici quando nasci in un corpo maschile ma senti di essere donna dall’unghia dell’alluce alle doppie punte passando per un cuore che a volte ti sembra pompi sangue a vuoto perché non puoi unirlo a quello della persona che vorresti poter amare? Si può esserlo, certo, basta fare il callo al dolore, darsi qualche pizzicotto sulla pancia e abituarsi a una vita discretamente di merda. Ci insegnano che spesso bisogna essere stoici, che siamo già così fortunati ad essere vivi e in salute, che il peccato è ovunque e che farebbe abbastanza schifo quello che abbiamo anche solo avuto il coraggio di pensare. Figuriamoci di desiderare.

A Michael però però questa felicità non andava bene. Lei voleva quella vera, quella che passa da una manicure curata all’eventualità di farsi venire un infarto dalla gioia di un primo appuntamento, quella che deve anche passare dal dolore di dire a casa che vuoi diventare donna anche fuori perché dentro lo sei sempre stata, quella che non importa quanto tempo servirà, ma fosse anche solo per un giorno, vuoi sentirti in pace con te stesso.

Difficile? Sì, immensamente. Lo sa Michael, lo sa la sua famiglia, lo sanno i suoi amici, lo sa il suo amore. E oggi vorrei farlo sapere anche a voi attraverso questa storia pulita, libera, viva, pulsante e vibrante di gioia e amore. Perché la transessualità non è quella cosa sporca che balza ai clamori della cronaca, è il viaggio di una persona che sceglie di (ri)cominciare a vivere.

Buona festa della donna e ancora grazie a Michael per aver voluto condividere su questo spazio la sua storia.

  • Innanzitutto benvenuta su Vene Vanitose, sono felicissima che tu sia qui. Preferisci un tè o un caffè?

Grazie a te per avermi voluta qui su Vene Vanitose, felicissima di raccontarmi a te. Decisamente caffè, senza ombra di dubbio, è la mia carica mattutina. Iniziare la giornata con un buon caffè è una botta di vita.

  • Da scaleota ho avuto modo di incontrarti diverse volte sin da quando lavoravi al Tarì, una volta mi hai anche portato un bis di cipolle fritte e ti ho adorato. Racconti un po’ di te a chi non ti conosce?

Quindi mi conosci da un bel po’. Ricordo anche io quella sera, vedevo nei tuoi occhi la felicità nel mangiare le famose cipolle fritte e non potevo non portare il bis a chi mi conosceva!

Sono Micheal, ancora così mi chiamano all’anagrafe. Ho 27 anni e vivo a Scalea, il mio amato angolo di paradiso del sud. Ho frequentato il liceo scientifico e per anni ho avuto la convinzione di “dover” studiare Farmacia perché a mio dire mi piaceva, ma crescendo la passione per la ristorazione e il piacere di lavorare tra la gente hanno preso il sopravvento. Sono la prima di tre figli, i miei fratelli sono la mia vita. Diversi per carattere ma simili nei lineamenti e nella gestualità. Mia mamma è casalinga, vive per noi e per la nostra amata casa, mio padre è un uomo dalla mani sporche di terra, ha sempre lavorato nei campi e la natura è la sua vita.

  • Quando e come hai capito che non eri omosessuale ma che era la femminilità la tua cifra distintiva? Che percorso interiore ti ha portato a questa consapevolezza?

michael blog4Sapevo da sempre di non essere omosessuale. A sei anni l’impulso verso i maschietti non sapevo spiegarmelo, non mi spiegavo, così come non se lo spiegavano le persone attorno a me, come a un pallone potessi preferire una bambola. Ricordo la mia infanzia, felice, normale come quella di un qualsiasi bambino. Ero la coccolona di nonna, vivevo con lei e per lei, è sempre stata la mia forza.

La mia femminilità è sempre stata innata. Ricordo ancora quando a 11 anni mi ritrovavo da sola a casa e iniziavo a frugare tra le cose di mia madre e più indossavo le sue cose e più mi sporcavo il viso di trucco, più stavo bene. Mi sentivo libera. Vedevo allo specchio quella bambina che si nascondeva per la vergogna, quella bambina che ha trovato il coraggio di urlare e uscire all’aria aperta solo a 25 anni. Oggi dico che sono diventata donna senza essere mai stata bambina. Dai 17-18 anni ho maturato sempre più dentro di me che tutto quello che sentivo non era semplicemente ciò che desideravo, ma tutto ciò che non volevo restasse solo un sogno. Mi guardavo allo specchio e ciò che vedevo non era la mia carne, non era la mia anima ed è stato in momenti come questo che ho sentito che era arrivato il momento di prendere in mano la mia vita. Volevo gridare al mondo che quel corpo non era il mio.

  • Ci spieghi in maniera pratica in cosa consiste la transizione, a quali specialisti rivolgersi, le tappe, i tempi, i costi?

Certo, ne parlo molto volentieri. La transizione è delicata, difficile, semplice, è tutto così soggettivo che posso parlare della mia transizione, ma certamente in maniera oggettiva di parlerò delle tappe del percorso.

La transizione è un lungo percorso fatto di alti ma anche di tanti bassi, soprattutto all’inizio, quando il corpo non è ancora abituato ad un cambiamento così netto. I primi sei mesi sono i più duri, quelli in cui i cambiamenti non li noti del tutto ma ci sono. Si inizia quasi sempre rivolgendosi a strutture pubbliche e a uno psicologo con cui intraprendere un percorso fatto di tanti incontri e test. I tempi sono variabili e dipendono dal lavoro che si fa con lo psicologo, dalle esigenze che ha nel volersi accertare che la disforia di genere sia in atto nel soggetto e che non sia solo un momento transitorio, perché quando parliamo di transizione, parliamo di disforia di genere, ovvero il non riconoscere il proprio corpo rispetto all’Io interiore. Alla fine di questo percorso psicologico, nel mio caso durato circa tre mesi, viene rilasciata una relazione che attesta la disforia di genere, quel pezzo di carta che ti dà il via libera per iniziare tutto ciò che hai sempre desiderato.

La fase successiva è rivolgersi a un endocrinologo che prescrive la terapia ormonale, scientificamente chiamata TOS, terapia ormonale sostitutiva, che varia da soggetto a soggetto e che dura per tutta la vita con dosaggi diversi in base al raggiungimento degli obiettivi e agli interventi effettuati, ma questa è davvero una cosa soggettiva e che si verifica in itinere.

I costi sono di circa 60 euro al mese per la terapia, 150 euro in media per ogni visita specialistica, inizialmente ogni sei mesi poi a cadenza annuale. Credo che al momento la spesa maggiore che abbia affrontato sia stata quella dei 2000 euro per l’epilazione definitiva al viso. Le altre spese a cui si andrà incontro sono rappresentate dai costi legali, ovvero cause, cambio di documenti e scartoffie varie che danno il via libera alle operazioni varie (i cui costi possono essere sostenuti dalla Asl, volendo) e, consentimi un piccolo sfogo, qui ci si deprime facilmente perché questo nostro Stato non ci rende neanche padroni di un corpo che è nostro.

  • Spesso le storie dei transessuali vengono raccontate solo quando la cronaca scandalistica le porta alla ribalta e sempre con toni morbosi e scabrosi. Mi piacerebbe che invece tu ci raccontassi quanto può essere “normale” la vita di chi affronta un viaggio come il tuo, fatto di torte in pasta di zucchero, amici, uscite, lavoro e passioni.

michael blog3Potevo andar via, certo, avrei potuto ma non ho voluto. Ho detto sin dall’inizio che avrei affrontato la mia transizione qui, nella mia amata terra, vicino alla mia famiglia e con i miei amici vicini nei momenti belli e in quelli brutti, nei cambiamenti e in tutto ciò che comporta questo percorso. Già, spesso trans è uguale a sesso, perdizione, malaffare, ma non è così. Chi è più debole si perde in strade più “facili” ma senza via di ritorno; spesso è la cattiva società, l’occhio perfido della gente che porta alla disperazione e all’arresa. Io guardo tutti in faccia indistintamente e sorrido. Credimi, non c’è nulla di più meraviglioso che vedere la delusione sui loro volti per non aver colpito. Io sono forte in questo, sono io ad affondare loro, anche se non è sempre facile.

Le persone che transizionano sono persone normali, meccanici, operai, scrittrici, pasticciere e come tutte le persone normali ci sono anche le prostitute, ma non deve diventare un’associazione ovvia.

La mia vita è sempre la stessa; stessi amici, stesse uscite, stessa passione per la pasta di zucchero che c’era ed è rimasta con me. Mi sono inserita bene nel mondo che era già il mio, ho solo modificato alcune cose, come la “a” al posto della “o”, il “lei” invece del “lui”. Il mio atteggiamento e il mio look sono rimasti quasi invariati, ad eccezione del pizzo, che adoro, e delle unghie che amo avere sempre curate. Mi sono “imposta” a tutti e in questo modo ho lasciato che con naturalezza tutti mi conoscessero per ciò che sono sempre stata. La mia vita tra la gente non è cambiata, certo, lui ne aveva fatte tante, era un po’ più pazzerello, lei è invece più calma e pacata, ma le mie abitudini sono sempre le stesse.

Poi c’è anche chi mi guarda e si disgusta e a quel punto torno ad essere quella delle pizzicate e delle battute e mi pavoneggio un po’ perché chi mi ha puntato il dito addosso magari vorrebbe essere bella come me, no?

  • La tua famiglia come vive la transizione?

Per la mia famiglia non è stato facile, anzi è meglio dire che è stato un inferno. Attimi di panico, di liti e di incomprensioni. Non c’entra il nord o il sud, c’entra una famiglia che vede il figlio rientrare a casa e dire “Voglio essere donna. Voglio che il mio corpo e la mia anima siano unite per sempre”. Non è facile, ricordo ancora i loro visi sconvolti e non sai quanto avrei voluto non dargli tutto quel dolore. Dolore che però oggi si è trasformato nel più bello dei rapporti: se tu sei felice, noi siamo felici con te. Sono la mia forza e ora vivono serenamente con me la donna che sto diventando.

  • Nelle ultime elezioni amministrative di Scalea ti sei candidata per il consiglio comunale. Ho trovato fantastica ed esaltante questa cosa, soprattutto considerando che Scalea è una piccola cittadina della Calabria, non immune da chiacchiere e pregiudizi. Insomma, una piccola rivoluzione. Come è stata accolta la tua presenza? Come hai vissuto questa esperienza e cosa ti ha spinto a candidarti?

Le elezioni amministrative di Scalea sono state una delle esperienze più WOW della mia vita. La mia candidatura è stata l’elemento sorpresa all’interno di uno “scannatoio” totale. Scalea ha reagito bene, nonostante piccola cittadina del sud. Mi ha apprezzato, mi ha seguito con passione, interesse e la cosa che mi ha sorpreso di più è aver coinvolto non solo i giovani ma anche persone di fasce di età differenti.

Certo, i pregiudizi e le chiacchiere sono state all’ordine del giorno, ma bene o male eravamo un po’ tutti nel mirino per qualsiasi cosa. Su di me le chiacchiere si erano già sprecate e al momento delle elezioni e della campagna elettorale la gente aveva ben poco altro da aggiungere.

Ho risposto alle calunnie con concretezza e voglia di fare, voglia di fare qualcosa per una terra devastata e portata al lastrico ma dalle potenzialità enormi. Mi sono candidata per questo, perché vorrei che da qui non si partisse più. Vorrei che si restasse.

  • Amore e fisicità: cosa comporta la transizione? Come ti senti? Cosa provi?

Cosa comporta la transizione oltre ad essere nell’occhio del ciclone ed essere guardata per tutto? Beh, non lo so. In realtà qualcosa penso di saperla e ha molto a che fare con quelle piccole cose che forse senti di più, come una carezza o un semplice contatto. Si tratta proprio di sentire, come se avessi addosso un amplificatore che mi fa percepire scosse più forti. Mi sento molto meglio e in pace con me stessa, certo cambiata e con delle caratteristiche che non pensavo nemmeno di avere ma consapevole e gioiosa.

Cosa provo? Sono molto più sensibile e amante dell’amore, un’eterna sognatrice che finalmente si sente viva e che con fiducia guarda ad un mondo che un giorno sarà pieno d’amore per tutti, ne sono certa, perché le nostre lotte potranno essere ripagate solo con l’amore.

  • Quando ora ti guardi allo specchio chi vedi? Sei serena?

michael blog2Vedo quella bambina che era intrappolata e che ora sta diventando donna. Vedo un po’ la favola del brutto anatroccolo che ora sta diventando un bellissimo cigno.

Mi concedi una chiacchiera più vezzosa? Mi piace ricevere complimenti e ne vorrei sempre. Sono fanatica, amo vestirmi bene, mi piacciono le cose belle, curarmi, andare dal parrucchiere e quando mi guardo allo specchio mi dico “Che gnocca!”.

Ho invidiato per anni le altre ragazze, ma oggi posso dirlo: sono felice.

  • Come vedi il tuo futuro?

Posso scriverci un libro? Vorrei un futuro pieno d’amore, in una casa tutta mia con un uomo che mi ami e che riempia le mie giornate, un cagnolone tutto nostro, il giorno del Sì, l’abito bianco e le lacrime di gioia per avercela fatta. Vorrei sorridere, sempre, vorrei continuare con le mani in pasta, di zucchero ovviamente, vorrei essere bella, ma bella in tutto, bella con la vita che per un po’ non è stata tanto bella con me ma che poi ha recuperato.

Forse la cosa più dolorosa è quel vorrei che è da un po’ nascosto nel mio cuore, quel desiderio ancora più forte di qualsiasi altra cosa: sentirmi chiamare mamma. Vorrei adottare un bambino e dargli tutto l’amore che ho. Immagino un futuro normale, tra casa, amore e famiglia.

Spero di condividere questo sogno con la persona che amo, perché è con lui che vedo questo futuro stupendo. Lui, una grande forza in questo percorso, mi ha preso per mano rendendomi ancora più donna, amata, desiderata, mi ha reso viva e piena d’amore. Lo amo profondamente.

  • Un grazie a: ai miei genitori, ai miei fratelli, ai miei amici, a mia cognata nonché amica, al mio migliore amico, a mia cugina. E al mio grande amore.
  • Un abbraccio a: mia nonna, che mi manca così tanto ma che so essermi tanto vicina.
  • Un desiderio: sentirmi chiamare mamma.
  • Una speranza: che ci sia davvero tanto amore per tutti. Che quelli come me non abbiano più paura e che lo Stato possa avere un sistema sanitario più vicino a chi transiziona.
  • Un fanculo a: chi non credeva che ce l’avrei fatta, ai pregiudizi, a chi odia e a chi non ha ancora capito che il vero valore della vita è l’amore.
  • Un pensiero del buongiorno e uno della buonanotte: sono sempre gli stessi. Sono cattolica e il mio primo e ultimo pensiero è pregare per le persone che amo e per chi non mi ha mai abbandonato in questi anni. E anche per quel futuro che sogno da un po’.

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4 commenti

  1. Michael, sono contento che pubblicamente hai esposto la tua vera persona…
    So benissimo che il passato non è stato per niente facile, finalmente il tuo domani è oggi!!!
    Non vedo l’ora di riabbracciarti!
    A Presto!

    DC

  2. L’essere una Bella Donna è soltanto una ciliegina sulla Torta Per Una Bella Persona Come Michael, l’unione dell’anima e del corpo non sono altro che il traguardo della sua felicità per iniziare a vivere.
    Ti voglio bene Mì
    Gilda

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