2017: le parole che non ti ho detto. Più quelle che sto per dirti.

parole2017

Le parole sono spiriti guida.

Più precisamente, a volte sono delle gran cagacazzo, ma sanno anche come farsi amare follemente. Nessuna altra cosa al mondo può identificare e definire stati d’animo, emozioni, parapendii tra gola e stomaco. Nessuna altra cosa ci permette di mandare a fanculo qualcuno, ad eccezione di una purga gentilmente offerta in una tazza di cioccolata calda. Nessuna altra cosa ci permette di dire “ti amo” in maniera così prepotente. Nessuna altra cosa ci dà il potere di farci capire da chi ci legge o ci ascolta.

Le parole sono croccanti.

Suonano tra le labbra, tra le dita.

Volevo sceglierne una che mi guidasse in questo 2017, ma una era poco. Non sono capace di selezionare così tanto, cambio umore, intenzioni, sono lunatica e sbrocco alla velocità di un razzo missile su circuiti di mille valvole. Non ho spesso visioni ad alta definizione e mi perdo nel vocabolaltro. Ecco così che, come mi piace fare da un po’ di tempo, mi sono creata il mio alfabeto del 2017, perché avere più parole mi servirà a raccontare più storie. O a mandare più a fanculo, chissà.

  • A come Armonia: riuscire a far concordare tutti gli elementi della mia vita e suonarli in una meravigliosa sinfonia. Non so se ci riuscirò, ma ci provo. Nel frattempo, tutti i pessimi musicisti sono invitati a stonare lontano dai miei cristalli.
  • B come Boccette: per contenere tutte le esperienze che farò. Colorate, sfumate, opache o trasparenti, le metterò sparse per casa e gli darò l’impossibile compito di arredarmi la vita. Aiuto!
  • C come Colori: voglio essere una tela bianca ed essere riempita di colori. Piano coi pennelli, fanno il solletico e una signora non vuole mai che le sballonzoli tutto.
  • D come Dolcezza: il nutrizionista ha sentenziato insieme a tutti i santi soi che devo limitare gli zuccheri ma non la dolcezza. Quindi, per favore, inondatemi di gesti dolci e gentili, pratichiamoli insieme perchè io davvero sto perennemente a rota di cioccolato.
  • E come Eustachio: perché io possa avere sempre il piacere di incontrare qualcuno dal nome buffo che rida insieme a me delle (s)venture.
  • F come Favole: si si, lo so, ho rotto le scatole con ‘ste favole, ma a me piacciono e vorrei poterne scrivere molte. Quelle di donne che non sono necessariamente principesse e che non aspettano che un principe vada a svegliarle.
  • G come Giudizio: quello che dovrei mettere, ma anche no. E che diamine.
  • H come Hotel: vorrei viaggiare tanto e lasciare bigliettini da visita con pensieri felici in tutti gli hotel del mondo così che la mia storia si intrecci a quella di migliaia di altre persone e poi boom, finiremo tutti pazzi in qualche episodio di Black Mirror.
  • I come Ironia: penserete scontata per me, ma mica tanto. Ultimamente faccio davvero fatica. Torna, ‘sta casa aspetta a te.
  • L come Lavanda: i campi, sconfinati, profumati, colorati. Uno dei progetti per il prossimo inizio estate: andare in Provenza a fotografarli, raccontarli, visitare i piccoli produttori e seguire, naturalmente, anche l’itinerario dei vini e dei tartufi. A fatture pagate piacendo.
  • M come Me: sentirmi, essere presente a me stessa, custodire il mio baricentro e ogni tanto fregarmene e rotolare giù. Per i campi di lavanda, ovvio.
  • N come No: saperli dire, se necessario. Per non farsi logorare, per non soccombere, per non instillare la certezza di essere sempre un sì.
  • O come Ombrello: fare pace con questo oggetto. Perché non è sempre male o disdicevole trovare un supporto che ti protegga dalla pioggia.
  • P come Perché: continuare a chiedermelo. Tutto qui.
  • Q come Quaderni: averne ancora, sempre di più. Trovare posti (in)sicuri per parole (in)certe.
  • R come Rossetto: ricordarmi che un rossetto rosso salva sempre la vita.
  • S come Seta: scivolare sulla vita, sugli eventi, essere liquida, scorrevole, sinuosa, libera. Scoprire che è possibile non generare troppo attrito e proteggerci la pelle. Oltre che le palle, spesso.
  • T come Tavola: cucinare, imbandirla, preparare cose buone e dividerle con le persone a cui voglio bene.
  • U come Un’altra volta: non avere paura di chiederlo. Come i bambini dopo un giro in giostra, come il bis dopo un concerto, come le favole della buonanotte.
  • V come Vite: il giro di. Stringere o allentare. Averne la capacità ma soprattutto l’intuito. Oliare se necessario e tentare di non spanare tutto.
  • Z come Zaino: che voglio viaggiare lo avevo già detto, vero? Buon viaggio, allora, e che le gambe ci portino lontano.

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