Nel Sanremo che vorrei.

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Sono tornata.

Sì, anche quest’anno sono tornata più agguerrita che mai negli sfavillanti abiti della vestale sanremese più fusssia del globo terracqueo.
Perché mo basta. Sanremo è Sanremo. E io rivendico il diritto di sentire la mancanza di Pippo Baudo. Rivendico il diritto di difendere il Festivàl della canzone italiana in quanto patrimonio nazional popolare di vizi, virtù e infiorescenze dialettiche tra genty starnazzanti.

A me Sanremo piace, tanto. E no, non mi sento una stupidina. Almeno, non più di quanto non mi ci sia sentita pubblicando, senza filtrare la privacy, un video Dubsmash in cui cantavo Mamma Mia degli Abba indossando, senza pudore alcuno, una parrucca fucsia.

Vi pare che, dopo ciò, io possa vergognarmi di dire che guardo il Festival di Sanremo da quando Gnagna è Gnagna? Direi proprio di no.

La cosa fiqua, in realtà, è che oggi posso tranquillamente dire di guardarlo solo per twittare a Carlo Conti tutto l’amore che nonna Gina (sì, la nonna del color cocozza) nutre nei suoi confronti, tutta la gioia di aver saputo che finalmente quest’anno ha trascorso il Capodanno in famiglia e tutta la partigiana consapevolezza che con Amadeus, nun c’è storia.

Ma lo dice nonna Gina, mica io.

Detto ciò e, portata a casa la mia captatio benevolentiae, come qualcuno dice perché è divertente prendermi un po’ in giro, io quest’anno faccio parte del team di #saNremognock, il gruppo delle Socialgnock che seguirà, con minuziosa irriverenza, l’epopea della 65esima edizione del Festival.

Esticazzy? No.

Gioiamo tutti, piuttosto, ché qui la cosa diventa divertente. Almeno per me, dato che posso dar sfogo a quel mix di stupidera e dotta musicofilia che accompagna le mie giornate. Sempre da che Gnagna è Gnagna.

Il titolo del post è Nel Sanremo che vorrei e già mi sono dilungata troppo, secondo le regole del buon web writing.

Anche quest’anno, provo a calarmi nelle vesti del capo supremo della direzione artistica scegliendo una scaletta, nel pieno regime della mia dittatura. Giochino che, se vi va, potete fare anche voi.

Premetto: è stata davvero dura questa volta. Se lo scorso anno mi ero lanciata in una cosa super fiqua rispondente solo ai miei super fiqui gusti, quest’anno ho cercato di rendere più verosimile la cosa, scremando una playlist che contemplava pure T’appartengo di Ambra Angiolini.

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Credits www.sorrisi.com

Vediamo quindi quale sarebbe il Sanremo che vorrei. Tra picchi e gole. Picchiate e le giuste quantità di pacchianate.

  1.  Rino Gaetano – “Sei ottavi”: è la canzone scandalosa, quella che no, non si canta in prima serata. Probabile premio della critica. Dondoni, che dici? Ce la facciamo star bene?
  2. Tiziano Ferro – “Ti scatterò una foto”: la canzone che garantisce le lacrime e che mette a dura prova l’esibizione dal vivo del poro Tiziano, che ogni tanto stecca pure lui. Nel toto Sanremo è tra le favorite già alla comparsa del testo sul Sorrisi e Canzoni.
  3. La fabbrica della camomilla – “Senontipiacefalostesso”: pare un hashtag (a proposito, Signorini, non si dice ASTAG, chè poi muore ogni volta una fatina), quindi è abbastanza fiquo twittarla, farsi una foto ad cazzum con i calzini spaiati mentre si guarda Sanremo bevendo una Guinnes e instagrammare tutto. Hipsterizza la manifestazione, il che non guasta. Chiù barbe pi tutti.
  4. Fabrizio De Andrè – “Il bombarolo”: la canzone sociale, quella impegnata, che apre margini di discussione colta affinchè il tutto non si riduca alla mera visione della farfalla di Belen. Si contende il premio della critica con Rino Gaetano e, secondo me, lo vince pure.
  5. 883 – “Gli anni”: la canzone ricordo, quella su cui Carlo Conti medita i messaggini Noi che… ma non può dirlo a nessuno finché stop al televoto. È la canzone falò. E tutti noi immaginiamo un Mauro Repetto che salta attorno al fuoco distribuendo birre con somma leggiadria.
  6. Lucio Battisti – “Ancora tu”: la canzone d’amore intelligente, quella per le genty che ne sanno e che vestono con elucubrazioni semantiche un amore finito. La rassicurante ombra di un forbito giro di parole non guasta mai.
  7. Carmen Consoli – “Bambina impertinente”: la canzone rock, che non si dica che quelli di Sanremo siano vecchi bacucchi ignorantoni e lenti. Una canzone da fondo classifica, ma vuoi mettere la faccia perplessa di Giletti in prima fila?
  8. Laura Pausini – “Tra te e il mare”: c’è lo tzunami. Gli acuti della Pausini mantengono su pure il bouquet consegnato all’assessore al turismo che mostra orgoglioso la cartolina di Sanremo. Laura se la gioca con Tiziano a colpi di fazzolettini e tonsille.
  9. Gigi Finizio – “Amore amaro”: la canzone neomelodica. Il virtuosismo della vocale, il pomo della discordia, il flame sui social. Vittoria facile al televoto, considerando già solo la famiglia di don Antonio il boss delle cerimonie.
  10. Antonino – “Ritornerà”: la canzone talent. Anticipa l’estate e daje de Somewhere over the rainbow in versione caraibica e limoni sotto la luna senza capire una cippalippa del testo. Antonino viene riesumato da Amici e reca seco un gruppetto di ragazzine. Sorriso simpatico e piacione. Zittite la Di Michele.
  11. Miguel Bosè – “Se tu non torni”: t’ammazzo. Miguel non scherziamo. Torna e nessuno si farà del male. Una nutrita schiera di ovaie desidererà imparare lo spagnolo e rendersi ridicola con urletty e tweet indecenti. Come lo so? Ciaone, belli. Se vedemio online. #teammiguel Super Superman.

Albano, perdonami se non ti ho messo in lista. Il sole tornerà pure per te. Facciamo l’anno prossimo, però.

Adesso, sventoliamo orgogliosi il Tv Sorrisi e Canzoni e invochiamo a gran voce Beppe Vessicchio.

Ci vediamo online con gli hashtag #saNremognock, #OkSanremo e #smartremo2015.

Nonna Gina, sii fiera di me.

Stay fusssia, stay fiqui.

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1 commento

  1. Come sempre ….. bellissimo post
    sappi che per motivi religiosi ( nella setta stanica dove sono iscritto c’è la scomunica ) non posso guardare Sanremo …. quindi lo seguirò solo attraverso i tuoi post la tua personale readio-tele-pc-cronaca .
    mi raccomando quindi, una cronaca imparziale e sopratutto non ci credo che la sigla finale sarà Tua nonna Gina in abito cocozza che va via mano nella mano con carlo conti mentre in sottofondo si sente O. Berti che canta ” io tu e … Le Rose ” ì.

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