La sagra della porchetta. O della fenomenologia dell’abito di Capodanno.

Dopo “Cosa fai a Capodanno?“, “Cosa ti metti a Capodanno?” è la domanda più digitata delle nostre vite negli ultimi giorni dell’anno, lo ben sanno le nostre tastiere predittive che custodiscono il peccato e la vergogna di discorsi che contengono in una stessa frase parole come luccicante, rosso, oro, mini, calze velate color carne e tacco 12.

Evitiamo volutamente di soffermarci sulle nail art a tema e sulla lacca glitter il cui uso, a quanto pare, è stato allargato ben oltre i discendenti di quinta generazione della famiglia Orfei.

L’abito di Capodanno è un argomento molto più che importante, è l’armatura che veste le sacerdotesse delle bollicine nella lunga ultima notte dell’anno, rendendo sfavillante anche ciò che sarebbe dovuto rimanere nell’oscurità di Mordor e nel non mandato in onda di Ma come ti vesti?.

La fenomenologia della scelta vestiaria per il veglione dell’ultimo dì dell’anno, ci porta laddove nessun essere umano (o presunto tale) di medio gusto vorrebbe mai trovarsi. È un po’ come essere seduti a tavola con Sailor Moon, Cicciolina, il Divino Otelma, i Village People e una valletta di Tele Norba incarnati nella stessa persona. Roba che la vergogna si è sciolta insieme alla cotenna dello zampone.

Si consuma il pietoso rito del conto alla rovescia, si ripassano le vocali più la ipsilòn e partono così trenini urlanti con motrici inguainate in abitini luccicanti a fior di passera che non lasciano spazio al senso romantico dell’immaginazione, bustini, corsetti, toppini e cose strizzose che la capasanta gratinata dell’antipasto si è fossilizzata sull’ombelico tipo piercing e balla l’Alligalli sola soletta. Gambe in legno massello insaccate in collant lucidi color cammello e porchettate con aromi e rosmarino, scarpe con tacchi e zeppe che pure i Cugini di campagna dicono “mai più con, nonnò, ricogliti a casa“, acconciature che, data la quantità di lacca, hanno contribuito in un solo giorno a sconvolgere il microclima pure della Papua Nuova Guinea. Il tutto corredato da accessori ispirati a Il mio grosso grasso matrimonio gipsy con tocchi di asiatica finezza.

Perché lo fate, disperate ragazze mie?

Io vi guardo ballare i balli di gruppo e penso “No, Maria, io esco“.

Buon anno, with love.

capodanno

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