Sul simpaticone che urla “Tombola!” al primo numero estratto.

A Natale siamo tutti più buoni. Merito forse della quantità di cibo che ingurgitiamo e che, anestetizzandoci le sinapsi, ci impedisce di esprimerci ferocemente limitando la nostra comunicazione a sorrisony zuccherosi ed emiparetici. Tipo quelli che gentilmente doniamo al parentado di settima generazione alla domanda “Sai che Ermenegilda Flavia Concetta ha preso un triplo master in Scienze della Mesopotamia lavorando 15 ore al giorno? E tu?“.

Non essendo ancora tornata a casa dai miei e avendo ancora proprietà di linciaggio beatamente in equilibrio tra glucidi e lipidi, non potevo lasciarmi sfuggire la ghiotta occasione di prendere di mira il simpaticone che urla “Ambo!” o “Tombola!” al primo numero estratto. Perchè, possiamo dirlo senza troppa vergogna, prima o poi tutti veniamo coinvolti in una tombolata collettiva. Vale anche se costretti e legati al tavolo dalla nonna.

Io anche in più di una, a dir la verità, perchè con gli amici d’infanzia con cui mi ritrovo al paesello natìo, ogni anno organizziamo gggioiose serate gioco durante le quali tra torrony, panettony e cibarie varie, ripercorriamo i nostri 30 anni mettendo in scena il più autentico best of della nostra scemità.

Dicevo, il simpaticone della tombola. Chi di noi non ne ha incontrato almeno uno non è davvero mai esistito, probabilmente.

Apparentemente si presenta di umane sembianze, dalla chiacchiera facile e dalla battuta molesta e poco simpatica. Generalmente è quello che ha conseguito il master con la triscugina di cui sopra e che non è mai stato invitato ai tour infernali di cicchetti tra amici e viandanti incontrati per caso cantando al megafono Tantiauguriattè. Spesso è il nerd che ti fa diventare le ovaie policistiche a suon di calcoli delle probabilità della tua vittoria al gioco ma capita anche che sia semplicemente l’idiota buffone affetto da logorrea cronica.

Il simpaticone della tombola è anche quello che propone giochi che fanno cagare ai quali nessuno giocherebbe neanche sotto tortura, così, dopo 5 partite ad Uno, 3 al Mercante in fiera, 9 a Sette e 1/2, bocciato il Trivial e camuffato Risiko tra i regali sotto l’albero, arriva ferale e sonnolento il momento della tombola, chè se non si fa almeno una giocata, che senso ha chiamare il gruppo su Whatsapp “Tombolata cha cha cha“?

Si fissa quindi il prezzo di ogni cartella a 20 cent (che ti sembra di contrattare con genty del web), si spaccano i centesimy in milionesimi per farci uscire la tombola, si stabilisce il pagliaccio che deve fare il tombolone (ve lo dico, cary, non mi fregate quest’anno, non so più con quali cazzate intrattenervi ad ogni numero estratto) e, dopo i vari “Siete caldi? Siete carichi? Suuu le maniii!“, manco annunciato il primo numero, si sente un solo urlo: TOMBOLA!

Hai rotto le palle. Pure quelle dell’albero.

Te l’ho detto.

Buon Natale.

tombola

(Eternamente grazie ad Adam –Io Ti Maledico– perché mi legge nel pensiero.)

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