C’era una volta Bridget Jones.

Cara Bridget,

Non è la prima volta che ti scrivo, anche se non lo sai.

Ti ho scritto la prima lettera in un romanzo chick lit che ho iniziato a scrivere almeno tre anni fa e sul quale mi sono impantanata proprio mentre (nella storia) volavo a Londra per venirti a cercare. Sono una da punti riferimento decisamente comuni, ma ben fissi e definiti: tu, Jo March, Carrie Bradshaw, Margherita Dolcevita. Tutte donne, tutte di fantasia, tutte sognatrici, tutte imperfette, tutte con storie da raccontare, nel bene e nel male.

Nel mare.

Quello grande, immenso e sconfinato dei misteri che abbiamo da narrare. Che siano pipì collettive, famelicità da sindrome premestruale o grandi amori disamorati. Nel mare grande della storia umana, che anche se non siete, non siamo, signorine assurte ai clamori della cronaca per grandi imprese, siamo quelle che la storia e le storie se le fanno ogni giorno.

Io ti voglio bene, te ne voglio proprio tanto. Sì, un po’ ti ho pure invidiato perchè, diciamocelo, è paradossale che tu ti sia trovata a dover scegliere tra Colin Firth e Hugh Grant e che te la sia anche tirata un pochetto, nonostante ad uno abbia fatto fare una gran figura di merda presentandoti al Gran Galà dell’Ordine degli avvocati conciata come Assunta da Frattamaggiore e dall’altro ti sia fatta sgamare con la pancera in poliestere comprata su Bonprix. Ma ti voglio bene, un bene incondizionato e purissimo, limpido come la vodka e acuto come All by myself.

Proprio perchè ti voglio bene, ti chiedo: perchè lo hai fatto? Perchè sei andata dallo stesso chirurgo di Voldemort? Se me lo avessi detto ti avrei mandata da Roy de Nazareth, che qui in Italia tira parecchio. Siamo sempre andate d’accordo, mi hai sempre raccontato tutto, scrivevamo insieme sul lettone e frignavamo come vitellini lattanti guardando i film dove tutte si sposavano col più fiquo di NY City. Mi hai pure svelato il vero segreto per fare la zuppa blu ed io ti ho insegnato le scale per cantare Like a virgin (devo linkarti il video in cui la canta Suor Cristina, ricordamelo), eccheccazzo.

Mo, non è che voglio dire che la chirurgia nonnonnò, che ognuno è come è e che dobbiamo per forza fare pace con lo specchio, anche perchè poi non saremmo più dolcemente complicate sempre più siringate e stiracchiate, ma n’attimo di creanza, quella sì. Non ci si può ridurre ad assomigliare ad una ginoide creata dalle cellule di scarto di Donatella Versace e Drupi.

Bridget, dimmi la verità, avevi paura che dopo l’uscita del prossimo film ti avrebbe invitato Barbara D’Urso e non volevi farti riconoscere?

Io però ti voglio bene lo stesso. Mi farà un po’ strano abbracciarti appena ci incontreremo, ma sarai sempre la mia ragazza pazza.

Ora lascia perdere tutti quelli che devono far visite sui loro siti col tuo vero nome (amami, perchè io non l’ho scritto, in barba alla SEO) e rispondi a tua mamma, che ti sta chiamando da due giorni.

Ah, le tette, quelle lasciale così, che almeno sulle divine, voglio la supremazia.

With love.

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2 commenti

  1. ehhhh io ci sono rimasto male quando ho visto le foto pubblicate, prima di tutto preferisco di gran lunga la versione più in carne e poi hai ragione tu in una delle 3 foto che ho visto sembra addirittura la versione british di Peppe le poissonnier …

    ma tu hai uno stile tutto tuo di raccontare le cose, continuo a adorare quello che scrivi

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