È arrivato il marchese! E altri nomi mestruali.

Le vacanze sono ufficialmente finite ed io, dal ciac ciac in riva al mare, sono tornata al ciac ciac nelle pozzanghere bolognesi.

In questo mese di pausa ho mangiato tanto, ho preso un po’ di sole, ho riso moltissimo, ho rivisto persone a cui voglio bene, ho bevuto qualche mojito, ho osservato le signore fare zumba in riva al mare, ho seguito Gianni Morandi su Fb, ho mortificato la mia vista scrutando impavide donzelle indossare orrendi sandali ortopedici plastificati su completini fluorescenti e ho detto e pensato una quantità incommensurabile di amenità. Chiamiamole così.

Tra queste, un argomento che suscita sempre non poche riflessioni: i nomi che si danno al ciclo mestruale. 

Machedavero??? (Cit. pluripremiata)

Che le mestruazioni convoglino una serie infinita di riflessioni è fuor di dubbio, iniziando dalle pubblicità degli assorbenti, ma che si possa avere una simile fantasia sulla nomenclatura, è davvero robbbba da oscar. Appellativi che cavalcano i marosi dei secoli e che giungono fino a noi con tutte le variazioni varie ed eventuali che nonne, zie, mamme, madrine e amiche farciscono con simpatica cura certosina.

– “Auguri, nonna mi ha detto che sei diventata signorina!” Io ho ancora nitido questo ricordo. Vi avevo già raccontato che successe poco prima delle vacanze di Natale e che, in quei giorni, avevo anche dovuto sottostare alla tragedia degli occhiali. Diventare signorina non aveva allora, e non ha oggi, un significato felice.

Avere le regole. Questa era la preferita di mia mamma. A me ha sempre fatto ridere e pensare alla regola benedettina. Io che di regole regolari non ne ho avute fino alla prima visita dall’endocrinologo. E manco pure. Irregolare e irrequieta in ogni mia inclinazione, anche ormonale.

Gli ospiti. Questa andava forte negli anni delle medie e del liceo. Ospiti annunciati bisbigliando tra i banchi e uno spaccio di bustine colorate (quando ti andava bene, che sennò c’erano i siluri Notte super) che manco nei peggiori bar di Caracas. Gli ospiti potevano essere zii, vecchi parenti argentini, amici di famiglia e persone sconosciute viste a Carramba che sorpresa. Insomma, la fantasia al potere e l’omertà cattononnesca a fare da guida.

Le giubbe rosse. Chi non vorrebbe una truppa di inglesi in visita? A me sarebbero bastati gli Oasis, ai tempi. Giubbe rosse però non l’ho mai usato, che già dovevo lottare contro i capelli crespi alla Lucio Battisti, figuriamoci se mi autogettavo addosso la vergogna di chiamare le mestruazioni giubbe rosse. Pecccarità!

Il marchese. Vabbè, questa fa ridere davvero. Se qualcuna le chiama così, si palesi perchè deve diventare amica mia per forza. Ho poi scoperto che vengono chiamate così per il colore rosso delle palandrane che indossavano i marchesi. Insomma, esercizio di fantasia raffinata.

nomi ciclo mestruale

Le mie cose. Ilarità non pervenuta, ci sta. Nome generico e discreto.

Mar Rosso. Questo fa schifo e non fa ridere.

Le migliori definizioni sono sempre state quelle silenziose e gesticolate che neanche al tg della lingua dei segni saprebbero interpretare. Esibizioni degli arti da essere spacciate per crisi spastiche e che rischiavano di farti rimanere cionca a causa delle contrazioni muscolari. Il minimo era una tendinite.

Pure quelle spiegazioni a suon di sguardi ammiccanti non sono male. Soprattutto se capitano in treno e la gente inizia a chiedersi perchè ogni volta che ti alzi ispezioni il sedile e tu, facendo spallucce, rischi di perdere le lenti a contatto roteando le pupille.

La star delle dinamiche mestruali però è mia nonna Gina che, con un tonante “è indisposta!!!”, ti evita ogni contatto con detersivi e generi alimentari per scongiurare disastri e profezie ianare. E ti fa ricordare, per tutta la vita, di quel pomeriggio che sei andata a comprare gli assorbenti, che lei chiama ancora pannolini, facendoteli confezionare nella carta del pane dal marito anziano della proprietaria del negozio.

 

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12 commenti

  1. Ciao Anna ti ho scoperta da poco ma volevo davvero complimentarmi con te!!! I tuoi post sono sempre divertenti ed ironici, insomma mi hai conquistata ed ho quasi letto tutti i tuoi articoli in un solo giorno divertendomi tantissimo e ritrovandomi in molte delle tue riflessioni!! In merito al post di oggi il marchese ed essere indisposta sono le affermazioni più ricorrenti nella mia famiglia e ricordo ancora il primo giorno del ciclo come un incubo….mia nonna e mia mamma lo dicevano a tutti quelli che gli capitavano a tiro:-D:-D:-D!! Un bacione, Imma

    1. Ciao Imma,

      Benvenuta e grazie!!! ♡♡♡

      Le nonne, aaaah!!! Ricordo che anche fare conserve e simili era bandito se eri “indisposta”! 😀

      Torna a trovarmi, ti aspetto 🙂

      1. Certo Anna mi sono iscritta al tuo blog quindi non mi perdo nessun aggiornamento:-D:-D:-D!! Se ti va passa da me, ho visto che ti piace cucinare:-D:-D! Il mio blog é
        dolciagogo.it
        Baci

  2. Ciao, ti ho scoperta da qualche mese grazie a facebook, complimenti per la tua ironia e la tua bravura! A casa mia prevalgono “il marchese” e un fantasioso “si è ferito Garibaldi”. L’idea che il mio utero si chiami Garibaldi mi fa sempre ridere, ma non ho idea da dove mia mamma l’abbia tirato fuori. Magari se l’è inventato lei, l’importante è capirsi:)

  3. Da ragazzo andavo con la famiglia a trascorrere i mesi estivi in puglia dove abitava il fratello di mia mamma, sposato con una donna “bigottissima”. Un giorno vidi che mia cugina (la figlia), oramai grandicella, non veniva a tuffarsi con noi ragazzini in mare. Allora le chiesi che cosa avesse per non venire a fare il bagno e la mamma (bigotta) rispose: “…eh purcè purcè….” che in un pugliese arrangiato significava “perchè”.
    Da quel giorno le mestruazioni di mia cugina furono chiamate “purcè”.
    Saluti e complimenti per il blog.

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