Cosa vuoi fare da grande

Diventare grandi non è un bell’affare.

Se sei donna lo capisci già il giorno in cui ti arriva il ciclo.

Io facevo la quinta elementare e una settimana prima avevo anche dovuto dotarmi di occhiali, che all’epoca non erano così trendy e belli come oggi. Insomma, un guaio dopo l’altro. Aggiungi che avevo i capelli ricci e indomabili.

Non serve sovraccaricare l’informazione di altri dettagli.

Ah, si, tendevo alla cicciottellosità.

Una bella cacca di piccione in piena testa diventare grandi. Anche se tutto ciò sopraggiunge pochi giorni prima di Natale, ma non puoi pensare ai regali perchè devi iniziare a prepararti alla scena madre di tutte le scene madri: salire sulla sedia e recitare la poesia davanti al parentado.

Ecco, diciamo che la cosa positiva dell’essere diversamente bambini (fuori) è che quest’ultima cosa non te la chiede più nessuno, ammesso che tu non sieda ad una tavolata che ha esagerato col vino e a gran voce ti venga chiesto di cantare L’inno del corpo sciolto. Ma questa è un’altra cosa.

Qualche giorno fa leggevo il blog C’era una vodka (archiviato subito tra le letture preferite) e ho raccolto l’invito di Lucrezia, lanciato precedentemente da un altro blog, ad aprire il cassetto dei ricordi e ripercorrere le varie fasi dei cosa vuoi fare da grande.

Io ho aperto il mio cassetto e, oltre a calzini spaiati e imbarazzantissime mutande rosse aeiouy, ho trovato questo.

I miei primi ricordi risalgono ai 6-7 anni, prima posso aver desiderato di diventare Dio probabilmente e far piovere rosa, dato che la leggenda narra che un giorno mi misi sul balcone a versare il Perlana perchè volevo la pioggia rosa. Dicevo quindi, all‘età di 6-7 anni volevo fare la scrittrice, la lettura di Piccole Donne e il personaggio di Jo March sono stati catartici. Volevo essere la paladina del verbo che diventava eterno e farmi la zazzera. Non avevo un papà in guerra (ancora non sapeva che dalla mia adolescenza io sarei diventata la sua missione) e riuscii solo nel tentativo di tagliarmi da sola e di nascosto la frangetta. Sembravo una scopa di saggina rimasta troppo tempo esposta alle intemperie.

cosa vuoi fare da grande

 

Verso i 9-10 anni volevo diventare una maestra di italiano. Ma non lo sono diventata, perchè non so trovare albe dentro l’imbrunire.

Alle scuole medie è stata la volta del da grande farò la giornalista, ma non sapevo ancora che già solo per diventare pubblicista ti servirebbe un’altra vita senza chiederti troppe volte cosa vorresti diventare.

Mi sono iscritta quindi al liceo classico, e lì ho capito innanzitutto che non volevo insegnare latino e greco. Il ginnasio è stato il periodo del voglio fare la psichiatra. Quanta ingenuità…

Poi a rotazione di nuovo la giornalista, la diplomatica (non la torta), il notaio (ridete), l’avvocato e la sindacalista, di nuovo il notaio (ridete ancora), e di nuovo la giornalista e la scrittrice.

Con la bellezza di 5 comparse nei miei quasi 30 anni ha vinto la giornalista-scrittrice, anche se, propriamente, non sono nè l’una nè l’altra. La mia paladina è sempre Jo March, solo che lei mentre scriveva mangiava frutta chiusa in soffitta, io invece mangio cioccolato, che comunque è un frutto perchè viene dalla pianta del cacao.

In tutto questo ho anche capito una cosa.

Ciò che si vuole fare da grandi è completamente diverso da ciò che si vorrebbe diventare da grandi. Ho capito che il verbo fare è spesso qualcosa di statico, mentre il diventare è il divenire più fantasioso e autentico.

Io oggi faccio, ma sto ancora diventando.

E voi?

You may also like

4 commenti

    1. Ciao Gnappetta, io sono una schiappetta, ecco. 🙂 evidentemente a me e al wemaster è sfuggita questa cosa importantiiiiissima!!! Rimedieremo il prima possibbbbole!

      E… grazie!!! 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *